Due sedie vuote in un bar. Un’immagine fotografica scattata dall’artista stessa in una fine estate sull’isola di Ventotene: ex carcere. Due sedie che raccontano il vuoto, la distanza, la mancanza di comunicazione. Ma al tempo stesso sono cariche di centinaia di incontri passati, di vicinanze, di comunicazioni. Sono oggetti passivi e attivi al tempo stesso. Attivi perché attivati dall’utilizzo che ne fa l’essere umano, e per questo carichi di ricordi e gravidi di attese.
Da questa immagine parte la ricerca che Daniela Di Mase muove sul percorso biografico di Julian Assange che lo ha portato a subire una condanna lontana da ogni logica di senso. Una condanna che è di per sé una implicita denuncia verso l’atteggiamento dell’accusatore stesso. Una condanna che contiene una sproporzione tra le nostre aspettative di vita media e i 175 di detenzione paventati per Assange dalla giustizia statunitense.
E allora la Di Mase ci porta davanti a due sedie di un bar e ci mostra l’assenza, il gap nel dialogo, l’informazione e la trasparenza negate. Ma al tempo stesso queste sedie oggi vuote domani accoglieranno nuovi dialoghi, nuove confidenze, nuovi pensieri. Così nel titolo emerge l’invito, l’augurio. “Assettate Assange!” Vieni a bere un caffè con noi, seduto su una banale sedia di plastica, in un’estate come tante altre.

Riproduzioni d’artista in copia unica e diversi formati. Tutte realizzate a mano.

Nella ricerca creativa di Daniela Di Mase è proprio dalla banalità del quotidiano che emerge il senso. Ciò che ci sta sotto gli occhi ogni giorno è la porta d’ingresso che svela significati altri ai quali spesso non accediamo proprio a causa della loro ovvietà. Intorno alle due sedie si snodano sentieri immateriali, linee curve e sfere, colori e bianco e nero, secondo la tecnica della Di Mase.
Si apre così un contorno che riempie e mostra come ogni vuoto sia in realtà contenitore, di trame di vissuti, di energie immateriali. Tra i segni geometrici e le curve cromatiche appaiono sfere piene di lettere, sono segni dattilografici che ci riportano verso la conquista della scrittura e la diffusione della stampa. La storia di Julian Assange si mostra così catturata in un intreccio di potenzialità legate al passato e agli sviluppi futuri e in questo istante colta nella sospensione di una irreale e assurda solitudine.