Vivendo immersi nella realtà urbana, spesso non ci rendiamo conto di quanto questa influenzi il nostro pensiero plasmandolo. Così, forse principalmente in modo inconsapevole, la nostra mente si ritrova a lavorare all’interno di schemi urbani, dove immagini, parole, riflessioni si muovono su mappe. Procediamo sui larghi viali a doppio senso delle grandi convinzioni, poi ci incastriamo in stretti percorsi a senso unico dove dopo aver svoltato angoli ci ritroviamo al punto di partenza. Semafori, incroci, ostacoli, prima di fermarci un attimo nella condivisione di una piazza e poi riprendere il percorso.
Così si formano il nostro sguardo e le nostre abitudini mentali, e l’arte di chi abita le metropoli non può prescindere da questo.

Allora ecco un’interessante testimonianza di come orizzonti metropolitani influenzino lo sguardo degli artisti. Il lavoro fotografico di Caterina Marchionne esposto nella suggestiva  OttoGallery di piazza Mazzini. Una galleria espositiva all’interno del b&b OttoRooms, una guest house nel cuore di Roma dedicata alla fotografia, con un ricco calendario di esposizioni, incontri con artisti, workshop fotografici e conferenze.
Qui, fino all’11 dicembre, sarà possibile tutti i pomeriggi vedere la mostra De Building di Caterina Marchionne. Un viaggio fotografico metropolitano che ci porta a rileggere in chiave immaginifica il nostro abitare. Un susseguirsi di edifici contemporanei dove finestre e strutture portanti si sovrappongono tra loro in una sorta di mantra architettonico.

Il 24 ottobre all’interno del calendario della RAW sarà possibile alle 18.30 incontrare l’artista in un Artist Talk nel salOtto della galleria. Sarà un’occasione per lasciarsi guidare in un viaggio tra il vetro e il metallo delle strutture architettoniche della Roma contemporanea, scoprendo come  schemi apparentemente rigidi possano offrire molteplici vie di fuga.

Lo sguardo di Caterina Marchionne ci porta a riflettere sul senso del nostro vivere metropolitano, raccontandoci gli spazi avvolti in una dimensione astratta. Il reale e il fantastico si mescolano presentandoci la fibra del nostro essere, sempre in precario equilibrio tra precisione matematica ed evasione visionaria.