Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità
Mt 23,27-32.

Da questo riferimento biblico si muove la riflessione di Mela Wayfinder che presenta per la prima volta il progetto Sepolcri Imbiancati alla Rome Art Week del 2022 nel contesto della mostra Caffè Sospeso, Artisti per Assange, nel Giardino di Nina.

installazione Sepolcri Imbiancati al Giardino di Nina (dett)

Nel Vangelo secondo Matteo è riportato che Gesù si riferì in questo modo a “scribi e farisei” ossia teologi e politici di stampo conservatore, promotori di un “buoncostume” generalmente ipocrita e basato su una rigida interpretazione della Thorah. Questa frase, nel progetto Sepolcri Imbiancati, è stata stimolo per Mela Wayfinder per collegarsi all’esperienza di Julian Assange e alla sua condanna per aver osato mostrare il putridume nascosto dall’imbiancata perfezione di un imperialismo moralizzatore che si arroga il diritto di vita e di morte su le economie di altri territori. Chi non è disposto ad accettare la visione di superficie di un “sepolcro imbiancato”, così come ci viene proposta dagli odierni “scribi e farisei”, e la condanna mostrando il “putridume” che contiene, viene punito, condannato, emarginato, deriso.

Sepolcri Imbiancati è un progetto artistico in fieri, all’interno del quale sono al momento presenti l’azione partecipativa “175” e il quadro “MEmento”.

un momento dell’azione partecipativa di Sepolcri Imbiancati

Nell’azione partecipativa “175”, Mela Wayfinder invita il pubblico a collegarsi con ciò che ognuno ha vissuto come profonda ingiustizia a livello personale, e a trascriverla. Il gesto della scrittura, sempre in chiave anonima, sarà un’azione catartica liberatoria, mentre i testi confluiranno in un’unica raccolta di 175 ingiustizie subite. Raccontare l’ingiustizia subita implica il riconoscimento di una zona di dolore e rabbia che chi scrive porta con sè e che si sente costantemente invitato a nascondere in nome di una veste sociale immacolata. La libera scelta di fermarsi a scrivere questo testo è un gesto di denuncia che corrisponde simbolicamente a un togliere l’imbiancatura con la quale la società costringe a ricoprire le ossa e il putridume che ognuno si porta dentro.

Il numero 175 è collegato alla pena in anni che rischierebbe Julian Assange qualora venisse estradato negli USA. Un numero che ci porta a riflettere sulla sproporzione della pena rispetto alla lunghezza media della vita umana. Le 175 testimonianze confluiranno a creare un’installazione finale.

MEmento è l’opera d’arte visiva che accompagna l’azione partecipativa, una sorta di rappresentazione visiva dell’esperienza di liberazione dalla patinatura imbiancata. Qui è rappresentato un sepolcro imbiancato nel quale sono raccolti resti umani in putrefazione. Sopra il sepolcro si alza l’immagine di un angelo marmoreo, spesso posto ad adornare i sepolcri più prestigiosi, quale simbolo di resurrezione e di una possibile redenzione.

Il titolo MEmento è un riferimento all’imperativo latino del verbo ricordare, un invito quindi a prestare attenzione a ciò che abita i nostri cuori, a mantenerli puliti affinchè il putridume non li abiti. Nel lettering del titolo emerge la sillaba “ME” con cui l’artista Mela firma diversi titoli.