Siamo umani perché abbiamo le mani. Nativi digitali tutti, anche il nostro antenato di Neanderthal. E’ proprio il pollice opponibile che ci ha permesso di evolverci creando strumenti che fossero in grado di facilitare la vita sulla terra. L’abbiamo chiamata tecnologia questa capacità di utilizzare una tèkhne, un’abilità, una competenza…

Oggi questo potere delle mani lo stiamo concentrando sempre più solo sui polpastrelli, e da questi, lo stiamo lasciando uscire per delegarlo a delle macchine non umane, senza mani e senza l’intimo collegamento che queste hanno con il nostro cuore e il nostro respiro.

Aviv Wolfson torna in Italia con una nuova mostra e una nuova potente denuncia che, anche questa volta, ci riguarda tutti: il rischio dell’usurpazione del potere umano da parte delle intelligenze artificiali.

E gli artisti per primi hanno il dovere di riportarci a un’attenzione sul potere creativo individuale legato all’ispirazione dell’istante creativo, alla fatica della ricerca materica e della realizzazione.

Una mostra composta dalla ricchezza umana e animale raccolta dall’artista nei suoi lunghi soggiorni in giro per il mondo. Un lavoro che mentre ci mostra, attraverso le pennellate dense che caratterizzano il lavoro dell’artista israeliana, un mondo animale libero, dall’altro lato ci mette davanti a un’umanità svuotata, bloccata su schermi di telefoni e tablet, pronta a rinunciare al faticoso e gratificante potere della manualità.

La mostra, curata dall’antropologa Dafne Crocella, sarà ospitata presso la Galleria Polid’Arte di Spoleto per i giorni del Festival Dei Due Mondi, un invito a riflettere sul valore dei corpi (nel teatro, nella danza, nella musica, oltre che nelle arti visive) che coltivano mondi creando e trasformando culture.