Vincitore del Premio del Pubblico della IX edizione del Premio Comel, Claudio Marinone presenta la sua personale allo Spazio Comel. Un percorso artistico che unisce il lavoro con i metalli a quello pittorico e racconta gli Attimi della nostra vita, i momenti che ci formano e ci trasformano.

I “bricks of the wall” così li chiamarono i Pink Floyd, nel loro celebre doppio album The Wall, I mattoncini che formano il muro. Di cosa si tratta? Sono i tanti momenti, incontri, persone, percorsi, che nello scorrere della vita ci formano. Gli attimi che, uno dopo l’altro, creano quella che percepiamo essere la forma della nostra esistenza, il nostro tutto.

Claudio Marinone prende materialmente questi mattoncini e li usa per comporre le sue opere. Si tratta di dadi che diventano unità di misura del suo lavoro e, assemblati insieme creano la forma. Nascono così volti, ali di uccello, petali, foglie, fino all’intera forma che hanno preso i continenti sul nostro globo.

Ne emerge un inno alla vita nelle sue plurime rappresentazioni, una coralità che è formata da esseri umani, animali, mondo vegetale e che condivide la stessa materia della terra, tanto che la forma dei continenti stessi si viene a delineare partendo dallo stesso bullone che definisce la struttura di un volto, l’incavo di un occhio, la sporgenza di uno zigomo. L’essere umano appare così come uno tra i tanti abitanti del pianeta, un ospite esattamente quanto una foglia su cui cade una goccia di rugiada.

Tra regno umano, animale e vegetale si va definendo una compartecipazione che è data innanzitutto dall’essere generati, materialmente formati, dalla stessa sostanza. Una sostanza che dal punto di vista simbolico nel lavoro di Marinone corrisponde alle più piccole particelle che, come il carbonio, sono elementi compositivi di ogni forma di vita nell’universo, ed è espressa da bulloni d’acciaio. Dal punto di vista concettuale questa matrice primordiale ci riporta verso le sempre più piccole particelle che la scienza va scoprendo e che, in una sorta di viaggio zoom, sembrano non finire mai, mostrandoci una materia originata da un’unica sostanza che poi si è andata differenziando per permettere la vita nelle sue diverse manifestazioni.

(abstract di Dafne Crocella dal catalogo della mostra)