“Che noia!!! Adesso ci tocca anche il finissage… non bastava un vernissage? E poi… tutti questi termini in age… così per fare fico, per creare tendenza… “ Beh, potrebbe essere un qualsiasi ospite della mostra a fare tra se e sé queste osservazioni, pressato dalla marea di inviti, sicuramente interessantissimi, provenienti da amici più o meno creativi, o sommerso dall’onda anomala di un profilo facebook intasato di eventi a cui partecipare…

Beh… no, sta volta era lui, l’ultimo quadro in basso a destra… l’ho sentito sbuffare mentre passavo ieri pomeriggio nel fojer del Teatro San Genesio dove è allestita la mostra personale di Paola Marinelli

Ve lo assicuro! Li avete mai ascoltati i quadri nelle mostre?! Le loro storie… Cosa hanno da dirvi? In che mondi vi portano? E come ve li raccontano? Loro stanno là anche per questo e negli anni abbiamo scoperto che non è poi così difficile ascoltarli… basta passarci vicino, rallentare… un po’ di più… la lentezza è certamente un ingrediente indispensabile! E poi fare un attimo silenzio… non con la bocca! Silenzio interiore, quello che si crea quando si placa la tempesta di chiacchiere tra mente e cuore!

Paola Marinelli, insieme a Dafne Crocella, ha concepito, plasmato e sperimentato più volte negli anni lo Slow Art Narrativo proprio per aiutare il frettoloso pubblico delle mostre a fermarsi e semplicemente guardare e ascoltare. Allora L’opera d’arte viene così a cercarci bussando alla porta della nostra creatività. Perché la creatività è vivente, dinamica, e irresistibilmente travolgente!

Non resta altro da fare che rallentare, fare silenzio e… improvvisamente sentire la voce della propria creatività uscire dalle labbra e scoprirsi narratori!

Così, a braccio, senza giudizio!

Allora l’arte gioisce perché sa di non essere fine a se stessa. Sa che il movimento creativo che l’ha prodotta e resa visibile deve continuare a vivere oltre se stessa, a contaminare, anche utilizzando canali creativi diversi come per esempio quello orale.

Che aggiungere? Provare per credere!