Un monumento ai caduti in guerra. Quale domanda più frequente da parte di un Comune a un artista nato tra i suoi cittadini?

Così un giorno anche il Comune di Ulassai fece questa richiesta alla sua artista. Un piccolo comune tra le montagne, sotto il Gennarentu. Un entroterra sardo brullo, ricco delle tradizioni affidate alle mani delle donne. Conoscenze tramandate oralmente, come quella della panificazione e della tessitura, che avevano trovato espressione nei lavori di Maria Lai, artista che aveva fatto conosce il nome di quel piccolo Comune nel grande Continente.

Maria Lai, la piccola capretta, come amava definirsi, rispose di no. Non avrebbe costruito un monumento per chi, spesso senza capirne il perché, era morto in guerra.
Per loro, mi viene da pensare, lasciamo i mille papaveri rossi cantati da De Andrè.

Lei avrebbe costruito un’opera per chi sceglie oggi di vivere in pace. Perché è da qui che si parte per evitare un domani di dover costruire monumenti ai caduti.

E se nei paesi si vive stretti con le case una sull’altra e i rapporti di vicinato sono spesso conditi dai proverbiali mormorii, allora vivere in pace nel rispetto reciproco, diventa un gesto di consapevolezza, una scelta.

L’opera Legarsi alla Montagna è stata realizzata l’8 settembre 1981. Un grande lavoro di land art e arte partecipata, dove tutti gli abitanti di Ulassai sono stati invitati a legare tra loro le case con un lungo nastro azzurro che fu poi legato alla montagna.

Un’opera potente, con un forte significato simbolico. Un’opera che oggi ci ricorda l’importanza dello sguardo e del gesto degli artisti, così capaci di capovolgere una legittima richiesta spingendola oltre fino a lanciarla verso lo sperone di una montagna.

Oggi a 6 anni dalla morte della piccola artista sarda ci piace ricordarla con quest’opera.