Nato in Sicilia Domenico Portale sviluppa una passione per l’arte fin da giovane. Trasferitosi a Roma studia all’Accademia di Belle Arti dove acquisisce la natura classica del disegno e della pittura. L’istinto emotivo, figlio dei paesaggi rurali della sua infanzia si mescola all’ordine geometrico e agli equilibri accademici.

Nelle sue opere osserviamo un dualismo tipico dell’arte del nostro secolo, l’artista è diviso tra il compasso e il pennello, tra la passione dell’animo e la severità della mente, tra il segno perfetto e il colore accecante.

I suoi colori sanno essere caldi e accoglienti, graffianti e dolorosi, pieni di sentimento di nostalgia per una terra lontana quanto intimamente vicina, comunque sempre in sintonia con le emozioni che ne derivano.

Nei soggetti armonici e ben delineati vengono abbracciate e amplificate le nozioni classiche in una rivisitazione di forme e ambienti.

Nella mostra I Panni Sporchi Domenico è apparso come un regalo dell’ultimo minuto inserendosi durante l’allestimento e trovano la sua collocazione in un perfetto equilibrio con gli altri artisti e con l’ambiente dell’Ex Lavanderia dove già più volte è stato presente con il suo lavoro.

Hero, dettaglio

Porta la sua grande opera HERO, un crocifisso di 2.50 metri carico del dolore del folle incompreso e ricco di un simbolismo amato e temuto. E’ il simbolo del sacrificio dell’uomo e della negazione messa in atto contro le diversità.

Il titolo dell’opera prosegue con un #siamotuttieroi a ricordarci la fatica dell’essere umano che ci accomuna, al di là delle differenze di razza, credo, estrazione sociale, cartella clinica…

Ma l’essere eroe non si esaurisce in una fatica del vivere che prescinde dalle nostre scelte. L’eroismo umano, oggi più che mai, non è nell’inevitabile dato di essere umani, ma nella libera scelta di restare tali.

Finestra, foto di Mario Belfiore

Insieme all’opera HERO torna in mostra all’Ex Lavanderia anche la sua finestra, un’opera in tecnica mista su ferro, con grata e persiana. Comunemente accettata, la grata alla finestra, si esprime nella sua pesantezza di immagine di confine, imposizione di barriera che separa gli esseri umani dividendoli tra chi sta dentro e chi sta fuori. Chi vive inserito in un sistema, prigioniero di logiche alienanti e chi non ne fa parte, ma proprio per questo dal sistema stesso è fatto fisicamente prigioniero. Prigioni mentali e prigioni fisiche sono espresse dalla stessa grata, dipende solo da quale lato la guardiano.