Come un poeta, un cantastorie, un narratore di fiabe incantate, Mirella Rossomando raccoglie immagini dalla casualità della vita. Un gufo e una farfalla, un fiore alpino e una conchiglia, elementi di natura morta e esseri viventi si incontrano nelle sue opere dando vita a un inaspettato mondo fantastico.

L’impulso creatore è la leggera chiamata da parte di un sentire estetico, il gioioso gusto di comporre, di stupirsi e poi stupire.

Solo dopo nasce la scoperta del racconto. Il significante diventa significato di un testo che doveva essere svelato e che, senza la leggerezza del gioco, non sarebbe esistito.

Come nella lettura divinatoria le immagini diventano chiavi che aprono porte a nuove interpretazioni. Con tratto sicuro e inchiostro di china Mirella Rossomando riproduce con attento realismo figure familiari, immagini che popolano la nostra mente fin dall’infanzia e alle quali sappiamo dare nome senza esitazione. Eppure nella composizione dell’opera gli elementi si vanno mescolando e tra i rami nodosi degli alberi appaiono inaspettate conchiglie marine e maschere teatrali, cartoline di paesaggi si annidano tra lunghi boccoli spettinati insieme a uccelli e fiori. La reciprocità che lega il segno grafico al concetto si va sgretolando mettendo in dubbio l’universalità del rapporto tra significante e significato e lasciando spazio al vasto regno dell’interpretazione simbolica e onirica.

Il gusto sicuramente surrealista porta l’osservatore verso un mondo dove ogni immagine e ogni composizione si arricchisce di rimandi ipertestuali personali. Realtà e finzione, mondo onirico e quotidianità, tutto si mescola e l’uno dà ragion d’essere e significato all’altro. Un po’ come nel teatro dove le maschere raccontano con le loro espressioni e i loro rimandi, di realtà ancora più vere di quanto non possa fare il mondo reale, quello che apparentemente maschere non ha.

E allora non resta che tuffarsi nelle opere di Mirella Rossomando e seguire le striature nel guscio di una conchiglia o il sentiero tra le radici di una città, alla ricerca ognuno del proprio racconto personale, della trama che lega l’ordito dei segni.