Lo sguardo di Ilaria Sartini è tridimensionale, come accade a quanti sanno lavorare a tutto tondo passando dal racconto alla struttura in cartapesta, dal testo alla performance. In lei le storie si vanno creando attraverso immagini e concetti che si sostengono a vicenda, contenendosi reciprocamente. I rimandi a mondi fiabeschi, letterari e mitologici nascono da scatole di cartone e in queste trovano casa.

Il lavoro artistico di Ilaria Sartini consiste nel trasformare la materia ascoltando il racconto che contiene. Questo ascolto è rivolto sia interiormente, verso la propria narrazione mentale, che esteriormente verso i materiali.

Se, come sostiene Ruskin, l’arte è espressione del piacere umano nel lavoro manuale, in Ilaria Sartini tale lavoro diventa capacità di ascolto dei materiali, lettura della storia che contengono e volontà di trasformazione.

Quei due, così come sono,
sono reciprocamente necessari.
Italo Calvino – La giornata di uno scrutatore

 

l’opera Opposti Contrapposti esposta Nel Giardino di Nina

Nella mostra Come Fiori in Città, Ilaria Sartini porta il suo recente lavoro Opposti Contrapposti, una coppia di amanti metà belli e metà bestie. Sia la donna che l’uomo hanno il volto diviso in due parti, una radiosa e felice, l’altra oscura e tormentata. L’essere reciprocamente necessari è ciò che caratterizza il valore della resilienza. Il potere della fioritura ha le sue radici nell’humus.

Nella contrapposizione vive il potere creativo insito in ogni dualismo. La coppia rappresentata da Ilaria Sartini stringe tra le mani un fiore che racchiude in sé la polivalenza di ognuno e la ricchezza dell’incontro.

La divisione presente su ogni viso ricorda che in ognuno di noi convivono la bella e la bestia, e ciò che scorgiamo nell’altro resta inevitabilmente una proiezione delle nostre aspettative e dei nostri stati d’animo.

L’opera ci pone di fronte alla possibilità di più racconti dati dall’intrecciarsi di aspetti diversi degli stessi soggetti. In questo alternarsi, ciò che è bene e ciò che è male va scomparendo e il giudizio di valore si trasforma in una presa d’atto della ricchezza dell’essenza quando questa è in grado di contenere e non condannare le molteplicità da cui è composta.

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