GIULIA CUDEMO2025-07-22T18:35:21+02:00

GIULIA CUDEMO

LA FORMAZIONE

Il lavoro di Giulia Cudemo è un movimento di ricerca formale e materica. I suoi primi studi tecnici sono legati alla scuola romana Vitarte grazie ai quali prende dimestichezza con forme e colori, per poi sviluppare una sua poetica personale. Essenziali per lei sono le relazioni e gli stimoli tra artisti che la portano a sperimentare tecniche e stili diversi come la fotografia, che approfondisce presso la scuola Camera Creativa a partire dal 2019, o l’arte della cartapesta approfondita recentemente con la Gambino.

LA TECNICA

Sulle tele di Giulia Cudemo troviamo vecchi fumetti, sabbie, corde, ritagli di foto e poi malta che aiuta il lavoro di assemblaggio. L’opera finale risulta un insieme armonico dove spesso sfugge a uno sguardo poco attento il raffinato lavoro di stratificazione polimaterico. Gli assemblaggi vengono poi ulteriormente saldati da velature di colore che creano una leggera viratura cromatica in grado di omogenizzare il lavoro. Nella sovrapposizione il mondo materiale, sia questo una fotografia, uno scampolo, una corda, della polvere, entra in dialogo con la forma dell’opera e con i soggetti che questa riporta.

La narrazione si crea dunque su un doppio binario da un lato una più esplicita immagine narrativa, dall’altro una sua lettura cifrata, affidata al simbolismo della materia presente nell’opera.

Questo è particolarmente evidente in uno dei suoi ultimi lavori: La Solitudine, dedicato a Pasolini e alla sua scelta di ritirarsi a vivere nella Torre di Chia. Qui la sua poesia La Solitudine tratta dai Versi del Testamento accompagna l’argilla raccolta lungo le Cascatelle dove il poeta girò le scene del Battesimo di Gesù del suo Vangelo Secondo Matteo. A questo importante rimando interno, che crea la base su cui si staglia l’immagine del poeta, fa eco il percorso di due corde parallele che rafforzano l’idea di dualità presente quando la solitudine sa essere una buona compagna.

Si creano così, nelle opere di Giulia Cudemo, una sovrapposizione di letture che si potenziano a vicenda: una più materica, e l’altra legata al mondo del pensiero.

LA RICERCA CREATIVA

Giulia Cudemo ha, verso la vita, l’atteggiamento della cura, della competenza messa al servizio della salute intesa nel suo significato più ampio di bene comune e del Pianeta.

Così la sua arte si muove seguendo questo intento e, se è sicuramente terapeutica per l’artista stessa, lo è anche per chi ne entra in contatto e si riscopre parte di questa narrazione, sia dal punto di vista del fruitore che del modello, che non si riduce mai a sola presenza estetica, ma è portatore di vissuti e simboli.

Motore della sua arte è dunque la ricerca di un senso, sia esso formale, cromatico, o narrativo, che possa farci sentire sani, ossia completi. Così nelle sue opere troviamo spesso corpi quali contenitori di trame e di storie.

Gli incubi e i drammi personali che emergono da lavori quali Giulietta, in cui l’artista di spalle guarda i suoi quadri, sono messi in luce con delicata empatia. L’osservatore è sempre invitato a una partecipazione che non è giudicante, ma inclusiva, proprio come suggerisce la donna di spalle, totalmente assorbita dall’osservazione, assente al resto, ma presente alla propria esternazione, a un riconoscimento che porta a un superamento della rabbia e del giudizio.

FEATURED ARTWORK

COMODINO

Una pila traballante di cassetti, una sorta di torre fatta di contenitori e supporti. Il comodino che Giulia Cudemo ha presentato alle Giornate Basagliane 2025 è un lavoro che può essere osservato sotto diversi punti di vista.

Innanzitutto ci racconta il dentro e il fuori. Abbiamo i cassetti scrupolosamente chiusi e poi le superfici esterne dei cassetti che si offrono come punti di appoggio di diversi oggetti. Da un lato quindi Giulia ci porta ad usare l’immaginazione verso ciò che resta nascosto, dall’altro ci offre una chiave, un punto di partenza per una narrazione che possiamo sviluppare liberamente.

Sulle superfici bianche troviamo quattro oggetti: una sveglia, un cucchiaio con delle pasticche, una cornice con una poesia e infine una farfalla. Ognuno di questi oggetti è in una prospettiva diversa rispetto agli altri, quindi per coglierli tutti l’osservatore dovrà girare intorno al comodino nella scoperta dei capitoli di questa storia.

Ogni oggetto rimanda a un rapporto personale con la struttura del comodino, dal momento del risveglio, collegato allo sforzo volitivo e allo slancio verso il futuro, alla riflessione poetica legata alla poesia incorniciata, all’aiuto che chiediamo al mondo esterno, rappresentato dalle pasticche nel cucchiaio, ma anche al desiderio di trovare uno spazio di intimità nel quale prendersi cura di se stesse.

L’ultimo inserto presente si trova sul retro, in uno spazio protetto al quale arriva solo l’osservatore più attento. È l’immagine metaforica di quell’attimo di leggerezza che spesso cerchiamo tutto il giorno e che a volte ci sfiora nel momento in cui finalmente ci affidiamo al sonno e, con impalpabili ali di farfalla, ci porta verso altri mondi.

Un comodino inserito nel contesto delle Giornate Basagliane che racconta il gesto di Franco Basaglia di introduzione di questo mobile all’interno dei manicomi come primo passo verso il riconoscimento dell’individuo al di là della diagnosi. Un’opera che collega quel gesto storico al nostro quotidiano e a quell’elemento di arredo che consideriamo ovvio, invitandoci a guardarlo e a riscoprirlo come contenitore della nostra narrazione personale.

L’opera è realizzata con la tecnica della carta a strati e nei colori base scelti da Giulia ritroviamo parte della sua cifra artistica che sa affidarsi a un sintetico dripping tra i rossi e i blu.

CONTATTI ARTISTA

Giulia Cudemo vive e lavora a Roma.
Le sue opere sono visibili nell’esposizione permanente presso Erboristeria via di Torrevecchia 242.
È parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

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