Gabriele Scocco, per parlarci del nostro rapporto con il libro, sceglie il best seller dell’umanità e nello specifico una delle sue più criptiche appendici finali: l’Apocalisse.
Nel testo di Giovanni Evangelista appaiono figure simboliche e racconti straordinari e tra queste Gabriele sceglie di riportarci i quattro cavalieri che appaiono a Giovanni quando l’Agnello inizia a rompere i sette sigilli.
Si tratta di un cavaliere incoronato che galoppa su un cavallo bianco, pronto a vincere diverse battaglie. Poi appare un cavaliere con una lunga spada, in groppa ad un cavallo rosso, è il cavaliere capace di portare guerra e distruzione sulla terra. Poi su un cavallo nero appare un cavaliere che porta in mano una bilancia e Gabriele ce lo presenta bendato, lasciandoci uno spunto di riflessione sul tema dell’ingiustizia. Per ultimo arriva un cavaliere di nome Morte su un cavallo grigio. I quattro cavalieri riempiono l’opera con macchie di colore e simboli, mentre in alto a sinistra compare il testo dell’Apocalisse dal quale l’artista ha tratto ispirazione.
Nel riportarci questo passaggio dell’Apocalisse riconosciamo la mano di Gabriele Scocco e la sua tecnica materica dalla pennellata intensa. Ma oltre alla mano dell’artista possiamo cogliere, nella scelta del soggetto, un importante aspetto che caratterizza la sua ricerca concettuale: un’attenzione alla ricerca spirituale e al mondo dei simboli esoterici.
Lo sfondo scuro che caratterizza i lavori di Gabriele Scocco e il supporto corroso e irregolare comunica il senso di precarietà e incertezza del cammino spirituale dell’essere umano.
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