MIRELLA ROSSOMANDO2023-09-20T10:45:10+02:00

MIRELLA ROSSOMANDO

LA FORMAZIONE

“Non ho avuto preferenze per un maestro in particolare, ma studiando la storia dell’arte ho sempre trovato nelle diverse epoche suggestioni, interessi e stimoli per la mia ricerca”
Così Mirella Rossomando racconta la sua formazione che l’ha vista studiare in diverse accademie italiane tra cui l’Istituto d’Arte di Parma, l’Accademia Brera di Milano e le Belle Arti di Roma.
Una vita in viaggio tra mondi diversi, tra suggestioni e paesaggi, dove unico e costante punto fermo è stato la sua ricerca espressiva.
Insegnate d’arte e artista ha esposto in personali e collettive in Italia e all’estero, con un tratto che negli anni l’ha resa inconfondibile.

LA TECNICA

Agli inizi del Nuovo Millennio Mirella Rosomando ha iniziato a sviluppare una particolare allergia ai solventi per gli oli. Creativamente ha saputo trasformare quello che sarebbe potuto essere un ostacolo al suo lavoro nell’opportunità di elaborare una tecnica nuova.
Se i soggetti sono ancora quelli di ispirazione surrealista che hanno caratterizzato fin dall’inizio il suo lavoro, la tecnica ha trovato una nuova strada grazie all’uso dell’inchiostro di china.
Oggi le sue opere nascono dal nero intenso della china che a tratti prende densità e si carica di colori e a tratti si alleggerisce sfumando e dissolvendosi.
Ad accompagnare la china Mirella Rossomando è andata sviluppando una personale tecnica mista che l’ha portata ad arricchire i lavori di diversi materiali: oltre al colore, superfici argentee, inserti metallici, ma sopratutto collage di fotografie scattate dall’artista stessa, o frammenti di libri e riviste collegati al proprio vissuto.

LA RICERCA CREATIVA

La viva concretezza di forme note e la loro costante imprevista collocazione rendono il lavoro di Mirella Rossomando sicuramente legato ad un sentire surrealista. Cariche di immagini che assumono libera valenza simbolica le opere dell’artista catturano l’osservatore portandolo verso un mondo inconscio fatto di suggestioni e rimandi. Gufi, farfalle, alberi e conchiglie e tra queste espressioni di vita la donna, con i capelli al vento, spesso intrecciati in già svanite acconciature, segno del tempo che scorre tra pensieri e visioni. Donna, insetto, pianta o conchiglia sono tutti simboli dell’unica essenza vitale che permane ogni essere senza distinzione gerarchica, manifestazioni apparenti dell’essenza vistale del mondo.
È il susseguirsi discontinuo di questi segni, delle tracce della vita sulla terra, che animano il perpetuo racconto dell’artista, portando l’osservatore ad una consapevolezza più alta.
Con coraggiosa chiarezza e ferma lucidità Mirella Rossomando racconta di vite che si intrecciano, di oggetti quotidiani che prendono consistenza, di nature che tutto sono fuorchè morte. In un fluire di vite e percezioni dove il reale  sensibile emerge come estetica superficiale, Velo di Maia, di una verità più profonda.
Leggere l’opera di Mirella Rossomando equivale ad entrare in un modo privato che se da un lato parla dell’intima storia personale di una vita, dall’altro si apre all’essere umano moltiplicando le possibilità di lettura. Così l’opera si apre a molteplici interpretazioni, i simboli ricorrenti non sono univoche chiavi di lettura, ma l’artista desidera espressamente che ognuno possa avvicinarsi al suo lavoro e leggerlo liberamente secondo il proprio vissuto.
Il classicismo presente nelle forme, nelle linee pulite che sicuramente dimostrano la padronanza della tecnica, diventa superficie di confine, contenitore estetico del richiamo verso un modo dove le esperienze sensoriali, come noi le conosciamo, non esistono.

FEATURED ARTWORK

DAFNE

Si sa che il contatto con la Natura sana. In Giappone si parla di Shinrin Yoku, in occidente di Bagni di Foresta, o più semplicemente Wood Therapy. Immergersi nella Natura è riconosciuta come forma di terapia che non solo porta benefici fisici, ma che psichici e mentali.
Mirella Rossomando riparte dal mito. Quello di Dafne e Apollo. Qui mostra la giovane ninfa libera, non più colta nell’impeto della corsa, finalmente siede in mezzo agli alberi abbracciando tronchi di giovani allori. Si sta trasformando senza rinunciare alle sue sembianze di donna. Sta curando il suo femminile, recuperando forze, riconoscendo ferite e riparandole. Questo è quanto può effettivamente succedere a ognuno di noi quando scegliamo di rifugiarci nei boschi, o di fare immersioni nella Natura. E Mirella Rossomando lo racconta mostrando una audace capacità di collegare miti e mondo contemporaneo, un’attenta analisi che le permette di rileggere le Metamorfosi per darle nuova vita. Si mostra così una doppia trasformazione: da un lato quella della giovane donna che si trasforma interiormente a contatto con la Natura; dall’altra quella del mito, che nelle mani della Rossomando prende nuova forma per adattarsi al nostro contemporaneo.

La Natura, come in molte opere di Mirella Rossomando, diventa strumento di catarsi, simbolo, ma anche rifugio, luogo dal quale emergere rinnovati. Ritroviamo elementi cari all’artista quali la conchiglia, simbolo del femminile, dell’utero e della sorgente di ogni vita, non a caso si trova riposta in un nido, protetta dalle fronde. Sulla conchiglia poggia leggera una farfalla, le sue ali prendono colore e riportano la mente verso l’impalpabile, quel mistero che ci circonda ma che spesso non riusciamo a toccare. La farfalla, e il rospo vicino, sono animali che vivono nel nostro immaginario associati anch’essi al tema della trasformazione. La prima l’ha già vissuta, si è liberata e ora può mostrarsi nell’autenticità dei suoi colori, l’altro è ancora bianco e nero, in attesa forse di incarnare la narrazione fiabesca e trasformarsi in principe.
Pochi colori ad evidenziare alcuni punti: le ali della farfalla, le vesti che coprono il bacino e parte delle gambe della giovane donna, i suoi capelli e la testa di un ploto, l’uccello africano posato al suo fianco. Zone dove l’occhio si sofferma cogliendo rimandi nelle sfumature cromatiche: la testa della donna e quella dell’uccello si muovono su tonalità dorate, collegando la leggerezza dei pensieri pronti al volo e la loro sacralità; le ali della farfalla e parte delle vesti sono nelle tonalità del rosso, riportandoci verso sensazioni di delicatezza, armonia ed attenzione all’estetica.
L’opera invita a una riflessione sul diritto all’autoaffermazione e su come questo possa trovare terreno a contatto con la Natura più che all’interno delle nostre strutture sociali. Le radici e i piedi sono ancora elementi di rilievo nella lettura dell’opera. Qui, la giovane ninfa non perde la sua mobilità, le gambe non diventano tronco e i piedi non sprofondano nella terra. Le radici degli alberi si mostrano con la loro forza, contorte, potenti, ma non vincolanti. La ninfa le accarezza, le riconosce come fonti di forza e stabilità, ma non si lascia vincolare da queste. Ai suoi piedi, la scacchiera, terreno di gioco, di azione e movimento, zona con le sue regole codificate, le sue leggi stabilite dall’essere umano, terreno sociale nel quale poter ritornare dopo essersi ricaricati e ritrovati nella nostra autenticità naturale.

CONTATTI ARTISTA

Mirella Rossomando vive e lavora a Roma.
È parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

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