Sei coinvolto se non fiorisci. Un pesante macigno schiaccia un giovane virgulto. E’ un chiaro riferimento alla storia di Pasolini spezzata nel momento di massima crescita. Ma il ramo, pur restando spezzato da un lato, trova comunque la forza di ricacciare nuovi germogli dall’altro.

Tra questi si muove la vita rappresentata dai simboli ai quali la Rossomando ci ha abituati attraverso la sua arte. Elementi del regno entomologico, botanico, marino, ornitologico, sempre scelti per rappresentare qualcosa legata a specifiche conoscenze espresse da insetti, piante o uccelli.

Così nell’opera Siamo Comunque Germogli troviamo uno scarabeo stercorario a rappresentare la realtà più prosaica, gli aspetti meno puliti dell’animo umano, ma anche la vita nei suoi momenti più difficili. Poco sopra vola una sterna, uccello marino che rappresenta il mondo più alto degli ideali, gli spazio della cultura, l’aspirazione, il movimento verso piaceri immateriali. Tra questi due orizzonti si muoveva Pasolini, ascoltandoli, narrandoli e cercando di raccordarli come due elementi essenziali dell’essere umano.

Tra questi si affaccia un terzo elemento, caro alla Rossomando, la conchiglia. Simbolo di fecondità, di vita che ritorna in nuove nascite, di spirali che si dispiegano conservando, in una sorta di logica frattale, il primo segno della loro forma. L’immagine della conchiglia rafforza quella del ramo che germoglia portando l’attenzione verso una nuova speranza, un invito a raccogliere l’eredità di chi ci ha preceduto, di artisti e intellettuali che hanno contribuito ad innalzare il volo della sterna.

Tra i rami spunta anche un frutto, che non è la classica e ridondante mela legata a molteplici simbolismi. Ma una pera, una declinazione dolce, più raffinata, che allude a un cibo superiore a cui potremmo continuare ad attingere se saremmo in grado di non lasciar morire il germoglio.

Tutti questi simboli si potranno ritrovare anche nelle opere di altri artisti o lungo la strada. Sono un invito ad affinare lo sguardo, a cogliere altezza là dove ci viene presentata banalità quotidiana, esattamente come ha saputo fare Pasolini.

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