Dalle sfumature cromatiche dell’opera di Nina Razzaboni emergono due volti. Uno noto a tanti, l’altro solo a chi vive a Chia. Si tratta di Pasolini e di Quinto, un abitante del piccolo borgo nella Tuscia dove il poeta ha vissuto negli ultimi anni della sua vita. Quinto ha incontrato più volte gli artisti condividendo con loro i suoi ricordi riguardo al poeta. Appare così sulla tela il volto di Pasolini, come Quinto da adolescente l’ha conosciuto. E poi Quinto adulto, così come Pasolini non ha avuto modo di vederlo. Un incontro mai avvenuto in questa forma, eppure presente tutti i giorni nei racconti dell’uomo che sa tornare con la mente a quei momenti in cui il poeta arrivava portando gelati e poi si fermava per due tiri a pallone in piazza.

Un legame che trascende la consecutio temporum e permette ai due uomini di tornare a parlarsi. Si genera così una narrazione reciproca in cui sul piano della narrazione artistica il Pasolini regista appare intento a riprendere e raccontare Quinto, mentre sul piano della narrazione reale è proprio Quinto a presentare e raccontare Pasolini.

Nina Razzaboni riporta sulla tela il suo incontro avuto con Quinto e l’incontro avuto con Pasolini attraverso i racconti di Quinto.

Nel secondo lavoro Nina Razzaboni stende in terra un lenzuolo su cui è segnata la sagoma di un corpo morto. Sul telo è impresso più volte il passaggio delle ruote di una macchina e poi simboli e scene tratte dai film di Pasolini si mescolano raccontando il momento del suo assassinio.

Gli ospiti della mostra Abitare Pasolini si vedranno costretti a passare sul grande lenzuolo lasciando le proprie impronte sulla sagoma del corpo. Il gesto di calpestare si mescolerà con i segni degli pneumatici a sottolineare un coinvolgimento ancora vivo. Ricalcando nel titolo il testo della Canzone del Maggio di De Andrè, Nina ci invita a riflettere sul nostro coinvolgimento e sul senso di responsabilità che ognuno ha anche quando si auto assolve, un coinvolgimento che ci porta a calpestare storie, indagini, vite e che possiamo superare solo con la consapevolezza e il coraggio di guardare.