Sabato 9 Aprile il mondo celebra l’VIII Giornata Internazionale di Slow Art. In una società in continua corsa dove i precari equilibri delle nostre vite personali, oscillanti tra lavoro e famiglia, doveri e svaghi, sembrano essere specchio privato di ben altri precari equilibri a livello sociale e geopolitico, Slow Art si propone ogni anno come appuntamento con la Lentezza, la Creatività e l’Arte: valori forse troppo spesso dimenticati, ma ossigeno puro del nostro annaspante quotidiano.


“Non di solo pane vive l’uomo” disse un giorno qualcuno. E nel mio confuso agnosticismo mastico queste parole spargendole come sale tra le corse quotidiane per qualche piccola affermazione nel mondo della materia, e tra un semaforo e una bolletta provo la vertigene di alzare lo sguardo e respirare Arte. Rallentiamo, Slow down… questo l’invito del Movimento Internazionale e mai come oggi quest’invito appare stridente, ma proprio per questo estremamente appropriato, nella proposta romana a questa giornata.

Al Maxxi lo Slow Art sarà rivolto all’importante mostra Istambul Passione, Gioia Furore che testimonia attraverso il lavoro di oltre 40 artisti il complesso sistema di dinamiche oggi in atto in una delle più grandi metropoli al mondo.
Istambul, città di confine tra mondo europeo e mediorientale, unica città al mondo a contenere geograficamente il confine tra due continenti, vive, come un fiume in piena, pressanti e rapide dinamiche di cambiamenti. Tra processi di gentrificazione e conseguenti movimenti di frammentazione sociale, tra l’ urgenza di una continua ridefinizione di spazi pubblici e privati e le radici culturali di una città che ancora oggi è chiamata “seconda Roma”, negli ultimi 10 anni la metropoli turca ha visto la nascita di movimenti artistici di sempre maggior rilievo.
Oggi gli artisti presenti al Maxxi sono stati invitati a lavorare su sei percorsi di ricerca che si aprono al pubblico come interrogativi non risolti, emblemi di un processo in fieri del quale si percepisce l’attuale pressante esigenza di essere e nel quale si tenta di segnare un percorso di ricerca su quanto architettonicamente, socialmente e, perché no, anche esteticamente possa maggiormente rispettare tempi, luoghi e pulsioni dell’essere umano che abita un territorio.