La Storia, così come la conosciamo, ha avuto inizio con la scrittura, e allora come raccordarci al passato se non attraverso un libro? Nina Razzaboni presenta in questa IV edizione del suo Giardino di Nina, due portatori di libri. Sono immagini con cui ha lavorato nel passato e che raccontano la sua relazione con la lettura, una relazione in continua evoluzione.

Il presente se è vivo è il momento della trasformazione. Così i due portatori di libri si offrono a questo Tempora Tempore Tempera inserendosi tra rami secchi del Giardino.

La collocazione studiata dall’artista trasforma le opere in un lavoro site specific che si inserisce nel Giardino dialogando tra secco e maturo. Il passaggio del tempo cronologico è legato al susseguirsi di nascite, maturità e morti, in un giardino così come nelle diverse epoche.

La lettura appare così con la sua doppia faccia. Se da un lato ci aggancia al passato permettendoci di non dimenticare e di prendere spunto da ciò che è stato, dall’altro contiene il rischio di renderci inattivi, incapaci di muoverci verso il futuro. L’invito di Nina è quello a spingerci oltre la comoda stasi della lettura esplorando metaforicamente la scrittura. Lettere di dimensioni diverse, testi poetici e cartelli accompagnano i due portatori di libri arricchendo le grandi tele. E’ una apertura che dalla dimensione statica e  passiva porta al movimento creativo. Libri e testi grafici ci appaiono così come simboli del nostro modo di porci rispetto al passato.  Il libro può essere sicuramente vissuto come stimolo intellettuale, ma non deve diventare ramo secco. Lo stesso vale per ogni forma di creatività che poggia inevitabilmente sul passato ma deve aprirsi al futuro.


Poco più avanti nel Giardino i cachi maturi cadono a terra e una sedia solitaria aspetta sotto l’albero. E’ l’immagine del raccolto del presente che si contrappone al ramo secco del passato. Lo sguardo del giardiniere che sa riconoscere cosa recidere per lasciar vivere il nuovo è lo stesso che Nina ci incoraggia ad assumere a livello artistico e culturale: buone letture come concime del presente, mai come punti d’arrivo.


Accoglie i visitatori l’opera Aria. Un dolce Pan che suona il suo flauto tra le foglie dell’acero che tendono all’autunno. L’immagine del giovane musicista emerge dai toni azzurri della tela tra foglie al vento e nuvole. Un’accoglienza importante, simbolica, che ci porta ad assaporare il presente nel suo imminente sfiorire. Ai piedi del giovane Pan c’è un cagnolino, un richiamo ai nostri animali da compagnia, così importanti per molti in questi momenti di chiusura, dolci raccordi tra il mondo naturale e quello urbano quotidiano.