Spesso per svelare le dinamiche nascoste dietro alle consuetudini basta grattare sulla superficie delle parole e lasciare che queste si mostrino rivestite solo della loro etimologia. Maurizio Bentivoglio indaga sul rapporto tra maschera e persona partendo proprio da questa antica corrispondenza. Così, parlando di tutti noi, ossia delle persone, ritroviamo i personaggi, le maschere del teatro dei nostri antenati.

Maurizio Bentivoglio lascia che questa maschera affiori dal terreno incerto della storia per raggiungere il nostro presente come un reperto. Quanto avrà dovuto recitare quella maschera per diventare un personaggio? Quante volte avrà dovuto mettere in scena un comportamento per far sì che questo venisse percepito come caratteristica collegata a quel volto? Quanto ci sarà voluto per far sì che a un volto, o a un aspetto fisico si collegasse un carattere e quindi una caratterizzazione?

Ognuno di noi pensando alla propria vita potrebbe dare una risposta. Perché tra quel palco antico e il nostro vivere quotidiano continua a sussistere una corrispondenza. Dall’asilo al posto di lavoro, dalla famiglia alla comitiva di amici, continuiamo a mettere in scena e a essere spettatori al tempo stesso. Lavoriamo su un’apparenza perché sappiamo che il corpo comunica con immediatezza ed è ancora l’abito prima di tutto a fare il monaco!

Nell’opera scultorea di Maurizio Bentivoglio la maschera emerge dalle macerie quasi si trattasse di un reperto archeologico portandoci a riflettere sull’antico e inscindibile legame tra significante ed etimologia. La scelta stilistica della scultura rafforza questa visione legata a un immaginario arcaico. Dalla caotica materia che lascia affiorare la maschera, emerge un altro elemento umano: la mano. Se da un lato la maschera definisce la persona, dall’altro la mano è ciò che ci ha resi u-mani. Due elementi del nostro essere che coesistono caratterizzandoci e affiorando dall’indistinto e confuso magma.

Maurizio Bentivoglio mette in relazione in questo modo l’essere personae l’essere umani, la piranedlliana e inevitabile dipendenza da maschere e ruoli codificata sempre più razionalmente e oggi imposta anche negli ambiti del privato in modo sempre più invadente, e la più intima e volitiva identità legata al sentire e all’agire, spontanea perchè immediata. E’ alla mano dunque che l’artista affida la maschera perché venga ridipinta, forgiata, accudita dal libero gesto guidato dal nostro più autentico sentire.

>> Maurizio Bentivoglio nella mostra Come Fiori in Città per la RAW 2019