NINA RAZZABONI2023-08-01T11:05:27+02:00

NINA RAZZABONI

LA FORMAZIONE

Nata a Mirandola in provincia di Modena Nina Razzaboni è cresciuta sbirciando la zia artista nel suo studio.

Impregnandosi di aromi di oli e sprofondando tra i colori è andata aumentando la sua curiosità verso il mondo delle arti visive e verso quella speciale alchimia che nasce tra tele e colori, tra visioni e materia.

Solo dopo il trasferimento a Roma inizia a studiare arte frequentando tra il 1995 e il 2000 la Scuola d’Arte Martenot del Maestro Loris Liberatori.

Nel corso degli Anni ’90 approfondisce gli studi di PNL secondo le ricerche di Betty Ewards.
Il rapporto tra arte e funzionamento del cervello diventa argomento di diversi corsi che terrà a Roma.

Qui sperimenta il disegno capovolto che permette uno sguardo diverso sul proprio lavoro.

LA TECNICA

Nina Razzaboni predilige pan pastel e acrilici su tela. Nelle sue opere, ricche di colori, con pennellate dense, quasi materiche, i volti e i corpi prendono spesso forma dal cromatismo stesso.

Si tratta di un gioco che si rifà alla pareidolia, ossia a quell’attitudine di vedere volti o immagini nelle macchie. Partendo da queste suggestioni nascono i lavori della Razzaboni dove il cromatismo è maggiormente presente.

La matericità cromatica è rafforzata dalla sempre più frequente presenza di inserti di vario materiale.
Entrano così nelle tele stralci di partiture musicali, elementi metallici, fili…  A questi si uniscono lavori con una ricerca sul figurativo più classica, dove i corpi femminili sono i principali soggetti.

Nascono così opere dedicate a precise tematiche che ci permettono di suddividere il lavoro dell’artista in Serie che si rifanno a periodi di studio: dai portatori di libri, intrigante serie del 2012 dedicata alla lettura, al mito, ultimissima ricerca dedicata a una rilettura delle figure femminili della mitologia greca, alla musica, tema che attraversa tutto il lavoro della Razzaboni suddividendosi in periodi dedicati a particolari opere (come ad esempio il Requiem di Mozart) o a particolari artisti (da Maria Callas a Janis Joplin).

Ai lavori pittorici si unisce una nuova ricerca polimaterica dedicata principalmente all’alluminio.

Le lastre metalliche insieme a carta, legno e colore, danno vita a opere che si muovono tra il bidimensionale e il tridimensionale, fino ad arrivare a lavori in fusione dove il metallo è il principale elemento e la dimensione scultorea prende il posto di quella pittorica.

LA RICERCA CREATIVA

“Creare” significa “ricercare” per Nina Razzaboni.
Prendere una storia, un personaggio, un brano musicale ed entrarci dentro, viverlo per un periodo, trovando collegamenti ipertestuali che da un’immagine di partenza si aprono a ventaglio su molteplici chiavi di lettura, su suggerimenti di interpretazioni appena accennati.

Così un’opera, come ad esempio la Medusa, si va moltiplicando in più quadri raccontando un processo mentale che dal mito classico, e quindi dall’approccio più noto, si muove verso riscritture in chiave contemporanea, abbracciando la lotta delle donne iraniane e riportando la storia di Masha Amini.

Stessa cosa per la più recente Turandot, qui la principessa cinese descritta come terribile donna dal cuore di ghiaccio, si lascia vedere per ciò che realmente è: una donna che non desidera la compagnia di un uomo.

Oggi possiamo capirla e difendere questa sua scelta.
Nina Razzaboni accosta quindi il volto della protagonista dell’opera di Puccini al brano cantato da Gloria Gaynor “I will survive” offrendo una lettura contemporanea della storia di questa donna che la libera dallo stigma di crudeltà in cui la leggenda l’ha confinata.

Un lavoro dunque che è ricerca continua mossa a liberare immagini e schemi mentali offrendo a chi osserva, e in primo luogo all’artista stessa, la possibilità di svincolare dal giudizio eventi storici e biografie, miti e leggende, per ritrovare un senso di umanità che sia innanzitutto accoglienza delle diversità.

FEATURED ARTWORK

MEDUSA – MASHA AMINI

Un’opera dal forte potere evocativo, dove il passato mitico si mescola alla nostra attualità. Troviamo Medusa, con la sua inconfondibile capigliatura di serpenti. È lo stesso volto, con la bocca aperta in un urlo, che possiamo vedere nell’opera Medusa – Jin Jiyan Asadi che l’artista ha realizzato per una mostra in sostegno al popolo iraniano.

Mentre nella prima Medusa tra i capelli della gorgone compaiono le scritte “donna vita libertà” in diverse lingue, in questo secondo lavoro le scritte scompaiono, ma la donna è ora circondata da altre compagne.

L’opera si anima e nello spazio che sulla prima tela rimane vuoto, nel secondo lavoro iniziano a comparire volti. Emergono dal colore e si vanno definendo altre donne che contestualizzano l’immagine mitica portandola verso una lettura attuale e rendendola elemento di denuncia.

L’urlo di Medusa diventa un grido di dolore: la donna tiene tra le braccia un corpo femminile morto. Il seno rivolto verso l’alto e i capelli che scivolano verso terra mostrano il potere della seduzione del corpo femminile.
Potere che spaventa, e forse pietrifica. Bellezza che va nascosta perché fa vacillare il potere del patriarcato.

I capelli della giovane donna ricordano i serpenti di Medusa ed evocano il potere dei capelli femminili che in troppe regioni del nostro pianeta sono ancora considerati pericolosi e vengono coperti con veli, chador, burka.

Il titolo non lascia dubbi: l’opera è una denuncia che porta il nome della giovane Masha Amini, uccisa proprio perché non portava il chador come veniva richiesto.

CONTATTI ARTISTA

Nina Razzaboni vive e lavora a Roma.
È parte del Collettivo degli Artisti di Monte Mario.

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