Quante etichette portiamo e quante ne imponiamo agli altri? Alcune sicuramente sono DOC e hanno la pretesa di assicurare alte qualità ai loro portatori, proprio come accade con i vini. Altre sono nuovamente DOC, ma l’acronimo in questo caso si riferisce ai disturbi ossessivi compulsivi catalogati dalla recente psichiatria. Noi abbiamo immaginato un nuovo acronimo che, partendo proprio dai disturbi psichiatrici, possa riscrivere il nostro rapporto con le definizioni riconoscendo alla libera azione creativa la sua cifra imprescindibile all’interno di una società sana.
Diceva Franco Basaglia che per poter affrontare la malattia psichiatrica sarebbe importante “incontrarla fuori dalle istituzioni, intendendo con ciò non solo dall’istituzione psichiatrica, ma fuori da ogni altra istituzione la cui funzione è di etichettare, codificare e fissare in luoghi congelati coloro che vi appartengono”. Ecco, sembrerà assurdo, ma forse la pandemia da Covid-19 ci ha portato a sperimentare proprio questo.

Dettagli dei lavori di Lola Poleggi e Maurizio Bentivoglio (foto Maurizio Bentivoglio)
Ci è stato richiesto di assumere nuovi comportamenti che a ben vedere assomigliano molto ai comportamenti che gli psichiatri generalmente incoraggiano ad abbandonare. Dal lavarci le mani frequentemente, al tenere le distanze evitando il contatto fisico, fino a chiuderci in casa sostituendo le relazioni umane con il mondo virtuale. Insomma per essere “normali” e quindi non “malati” (non tanto di corona virus, ma malati in quanto incapaci di conformarci al comportamento comune) ci è stato richiesto di fare nostri tutta una serie di comportamenti che fino a poco fa erano ritenuti sintomi di malattia.

Dettagli dei lavori di Francesca Coccurello e Antonella Fiorillo
La germofobia l’ipocondria, la misantropia e tutti i disturbi d’ansia sociale, fino alla recente sindrome di Hikikomori, hanno offerto le loro caratterizzazioni comportamentali per contenere il diffondersi della pandemia. In pratica i comportamenti collegati a diversi DOC o a sindromi sono stati riscattati diventando l’unica vera arma di salvezza contro il virus.
Il comportamento psicotico si è dunque mostrato esclusivamente comportamento, liberato dal giudizio medicalizzante a cui la psichiatria lo ha relegato, mostrando con chiarezza che non è il comportamento in sé a determinare la malattia, ma il giudizio della società sul comportamento stesso.
Gli artisti del Collettivo Artisti di Montemario si sono interrogati su questo tema esplorando in vario modo i disagi psichici con cui la pandemia ci ha costretto a convivere. Alcuni appartengono alle zone d’ombra che vivono in ognuno di noi e che con la solitudine e la paura si sono andate allungando verso un’oscurità dai confini poco definiti. Altri disagi sono legati a nuovi atteggiamenti che ci sono stati imposti o che di rimbalzo ci sono arrivati addosso attraverso il confuso mondo dei social.
Scrivi un commento